Il fascino del vetro in Italia, da Murano ad Altare
Se siete amanti dell’arte della lavorazione del vetro, ecco due luoghi assolutamente da visitare in Italia
Sicuramente dobbiamo iniziare il nostro viaggio in Veneto, nell’isola di Murano, situata a meno di due chilometri da Venezia. Murano vide crescere la sua importanza in tale lavorazione alle fine del XIII secolo, per effetto del decreto della Repubblica di Venezia, che per prevenire gli incendi in città, fece spostare le fornaci funzionanti nell’isola della laguna. Concentrare tutte le vetrerie a Murano consentì sia il controllo della loro attività sia la custodia dei segreti e delle tecniche, infatti i mastri vetrai erano obbligati a vivere nell’isola, che potevano lasciare solamente con un permesso speciale.

Tali conoscenze e competenze dei maestri vetrai portarono Murano a diventare nel XV secolo il principale centro vetraio in Europa. L’isola divenne una vera e propria area industriale, la cui produzione era prevalentemente orientata agli oggetti di uso quotidiano ma senza trascurare gli oggetti con funzione decorativa.
La tecnica della soffiatura divenne quella privilegiata dai maestri vetrai per i lavori di alto livello e la Repubblica di Venezia riuscì a mantenere un predominio artistico per molti anni anche grazie alle nuove produzioni realizzate, come ad esempio quella del vetro trasparente, chiamata del “vetro cristallino”, ottenuta grazie al procedimento messo a punto dal maestro vetraio Angelo Barovier.

Alla fine del XVI secolo il quaranta percento degli abitanti di Murano era coinvolto nel settore del vetro; ma con il passare degli anni, cambiamenti politici, nuove tecniche e rivali commerciali e concorrenza hanno portato ad un brusco calo dei lavoratori del settore, fino ad arrivare al migliaio di operai attualmente coinvolti.
Se oggi volete ripercorrere cronologicamente l’evoluzione tecnico-artistico della lavorazione muranese, potrete visitare il museo del vetro situato nel Palazzo Giustinian. Attualmente è oggetto d’importanti restauri, orientati a migliorare e ampliare lo spazio espositivo; sono infatti visitabili solamente cinque delle sale originarie.

L'altra città italiana che nella storia ha avuto un ruolo importante nella produzione del vetro, è Altare, un paese a 20 km da Savona. La lavorazione del vetro ad Altare ha origine antica e quasi leggendaria, per merito dei monaci benedettini che fecero costruire le fornaci per la lavorazione del vetro. Ancora in dubbio è se siano stati i monaci stessi ad insegnare alle famiglie locali o abbiano invece fatto arrivare dei mastri vestrai normanni o fiamminghi.
Alle prime famiglie che iniziarono quest’attività se ne aggiunsero altre d’origine genovese, veneta e piemontese fino ad arrivare a circa quindici. L’unione di tali famiglie portò alla nascita della corporazione dell’università del vetro, i cui primi statuti furono redatti negli ultimi anni del XV secolo e approvati dal marchese di Monferrato nel 1512.

A tale corporazione avevano diritto d’appartenenza solamente i figli maschi e per controllare sull’operato dell’università del vetro istituirono il consiglio dell’arte Vitrea, composto da sei consoli nominati tra i sei maestri vetrai più prestigiosi.
L’Università del vetro negli anni acquista ad Altare una posizione dominante, diventando quasi un’autorità incontrastata; ma nonostante tutto nei primi anni del XVII secolo i vetrai dovettero affrontare dei periodi di crisi tali da portare il Duca di Mantova ad offrire il trasferimento della categoria a Ceresa, da essi rifiutato. Tale predominio politico ed economico inizio’ col tempo a causare malcontenti nelle nuove classi emergenti: lotte trentennali, che portarono Re Carlo Felice a sopprimere l’Università del Vetro di Altare nel 1823. Questa scelta portò sia ad un peggioramento delle condizioni lavorative dei vetrai di Altare sia ad un’emigrazione anche dei vetrai più facoltosi e capaci che iniziarono ad aprire e rilevare fornaci sia in Italia che all’estero, fino ad arrivare anche in Sud America. Tale situazione di malcontento e difficoltà proseguì anche negli anni successivi e portò nel 1856 alla fondazione della Società Artistico Vetraria (SAV), primo esempio di cooperativa in Italia.

In più di un secolo di vita la SAV rese Altare il primo paese industrializzato della Valle Bormida e i suoi maestri vetrai e le loro produzioni differenti riuscirono ad essere apprezzati nelle vetrerie italiane ed estere; essa si sciolse nel 1978 a causa della mancanza di fondi che non consentirono d’attuare modifiche necessarie al rinnovamento strutturale e processo produttivo.

Attualmente in città per far rivivere tali lavorazioni troviamo il Museo dell’Arte Vetraia Alterese, ospitato all’interno della Villa Rosa, edificata in stile liberty agli inizi del 1900. I visitatori hanno a disposizione una ricca esposizione di manufatti che raccontano la storia dell’arte vetraia di Altare dal 1650 ai giorni nostri oltre ad attrezzi e stampi utili per le fasi delle lavorazioni artigiane.
Per maggiori informazioni, ecco i siti ufficiali:
Museo del vetro di Murano /Museo del vetro di Altare
il materiale fotografico su Altare è preso da www.tripadvisor.it
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