Dopo tre anni di lavoro sul web con Mondosardegna.it, progetto nato nel 2012 con l’intento di digitalizzare l’artigianato e fornire un servizio agli artigiani sardi, è arrivato il momento di fare #UNPIENODIARTIGIANATO.
Nel primo percorso di Settembre ho visitato alcuni laboratori artigianali di Macomer (NU), Nuoro ed Urzulei (OG); in questo post vi racconterò il primo giorno.
Macomer è una cittadina che conta oltre 10.000 abitanti, offre un ottimo esempio della grande varietà di paesaggi che presenta la Sardegna: si passa da quello collinare e montuoso tra la catena del Marghine e del monte di Sant’Antonio, a quello steppico degli altipiani di Campeda e Abbasanta.
Macomer, in provincia di Nuoro, arroccata sulle sponde del rio S’Adde alle pendici della catena del Marghine, è un centro urbano il cui nome di origine cartaginese indicava la presenza di abbondante acqua sorgiva.
Le origini di Macomer sono indiscutibilmente antiche, come testimoniano gli insediamenti di età nuragica nella zona in cui si trova attualmente il centro urbano e i vari siti archeologici apprezzabili nei dintorni, alcuni dei quali ritenuti tra i più importanti dell’intera isola.
Tra di essi spicca il complesso archeologico di Tamuli, tappa consigliatissima anche dai viaggiatori di Tripadvisor: attraverso la lettura delle recensioni emerge chiaramente la bellezza e l’atmosfera particolare del nuraghe, del villaggio e delle tombe dei giganti immerse nel verde delle colline.
Nel mio primo giorno di #UNPIENODIARTIGIANO incontro Barbara Pala, fashion designer e Antonella Tedde, modellista, che mi raccontano, all’interno del loro laboratorio Lab PLATDD, i motivi per cui hanno deciso di tornare in Sardegna per esprimere la loro creatività e competenza.
Tra i vari abiti realizzati su misura, mi mostrano una fedele riproduzione di una giacca da uomo del costume tradizionale di Macomer del 1850, realizzata in orbace e velluto.
Mi viene spiegato come viene realizzata una collezione moda e nello specifico come hanno realizzato “Mascaras”, nata dal desiderio di creare degli abiti che fossero intellettuali e romantici; il filo conduttore è il legame che si è cercato di creare tra il mondo del carnevale sardo e il concetto di mascheramento nella società.
La giornata prosegue e, arrivato il momento di mangiare qualche cosa, mi dirigo nel “Ristorante Da Gigi dell’Hotel Marghine“. Una struttura a conduzione famigliare attiva da sessant’anni, attualmente gestita dalle figlie dei fondadori, che cercano di trasmettere, attraverso l’attenzione dei particolari, le tradizioni della Sardegna, e non solamente in ambito culinario.
Il pasto mi soddisfa abbondantemente: inizio con un antipasto con bottarga e frutta, un abbinamento che non avevo mai provato ma che sicuramente rimangerò
Proseguo con una carbonara vegetariana.
Soddisfatto dalla giornata e dalle persone incontrate mi dirigo nel mio alloggio, Casa Castori, un’abitazione storica di Macomer resa ben più di un b&b dalle sorelle Castori. Grazie a un restauro durato cinque anni, gli arredi tradizionali affidati ad abili artigiani della zona, l’esposizione di foto antiche e di maschere del carnevale sardo, sono tutti elementi che rendono un soggiorno a Casa Castori quasi un viaggio nel viaggio.
La prima giornata del tour #UNPIENODIARTIAGIANTO si chiude così, in attesa di scoprire nuovi colori e sapori della Sardegna. A presto
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